Quale altro autore con tanta maestria avrebbe saputo reinterpretare la vicenda stellare confinandola nello spazio della consuetudine e della quotidianità?
Il regista - creatore e vivificatore- si muove in spazi claustrofobici (uno sguardo a Bunuel?) e in spiazzante antitesi ad essi apre lo sguardo del suo occhio-camera a non luoghi di dechirichiana memoria, dove la forma è ridotta all'essenza, all'idea di essa.
Opera metafisica, di rara intensità, straniante proprio nel momento in cui pare, illusoriamente, lasciarsi afferrare dalla percezione dell'usuale. Una grande, immensa prova d'autor
- Luciana Apicella - Giornalista
martedì 2 dicembre 2008
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